lee L'Elefante Viola - Il Servizio

L'Elefante Viola

Una Cooperativa che protegge i bambini

Il servizio “L’Elefante Viola” opera nel complesso e difficile ambito dell’abuso all’infanzia, che si configura in una condotta dannosa dell’adulto nei confronti di un minore in varie forme: maltrattamento fisico, abuso sessuale, violenza assistita, incuria, alienazione parentale, ecc.

È un servizio di sensibilizzazione a favore dell'affido sul territorio, un servizio di secondo livello, ossia di supporto dell’attività dei Servizi sociali dei Comuni e a favore di famiglie e i minori in situazione di disagio.

Obiettivo e Mission

L'obiettivo è sensibilizzare il territorio ad ospitare i minori temporaneamente allontanati dalle loro famiglie d'origine.

"STORIA DI UNA FAMIGLIA VIOLA"

“L'Elefante nasce a supporto della famiglia, in particolare dei minori allontanati, nella convinzione che la società ha il dovere di accogliere e supportare bambini, bambine, ragazze e ragazzi e dar loro pari opportunità di tutti gli altri, evitando dove è possibile il collocamento nelle comunità educative, le quali potrebbero assumere le vesti di centri di supporto per minori e famiglie di affido, creando una rete di soggetti pro-attivi. L'esperienza con alcune coppie ci ha dato ragione: per far fiorire un fiore, il tipo di cura e l'ambiente circostante sono di vitale importanza. Forse, però il terreno oggi non è ancora pronto a prendersi cura dei fiori più deboli. Noi nel nostro piccolo proviamo a renderlo più fertile..."

Due sono le domande che sempre ci vengono rivolte quando parliamo della nostra esperienza di affido: “Perché lo fate?” e “Poi quando tutto finisce non vi dispiace?”.

L’affido non serve a soddisfare un desiderio di genitorialità. L’affido per noi nasce semplicemente dal desiderio di dare amore ed aiuto concreto a chi ha bisogno di sentire il calore di una famiglia.

Quando tutto finisce è inevitabile soffrire il distacco, la perdita. Ti assilla il pensiero che non sia ancora il momento giusto per il rientro a casa, in un contesto che non è pronto per riuscire a dare quello di cui c’è bisogno. Con il passare del tempo questi sentimenti mutano in qualcosa di diverso; nella consapevolezza di aver fatto comunque qualcosa di utile, diventano bei ricordi che ti accompagno sempre.

ECCO LA STORIA

Abitiamo vicino ad una casa-famiglia. Spesso abbiamo parlato della possibilità dell’affido e poi un pomeriggio, mentre sistemavamo un terreno incolto vicino la struttura, improvvisamente, appoggiati alla rete di recinzione, uno due tre, … una fila di bimbi che ci guardano, la loro finestra sul mondo esterno. Decidiamo di provarci.

Doveva essere un bambino, uno solo e piccolino. Diventano due, quasi adolescenti: lui con disturbi comportamentali, è violento va contenuto con la forza; lei con deficit cognitivo, 10+100 è un conto difficile…

È stata dura, un percorso fatto di tante difficoltà, di crescita lenta dei ragazzi e nostra. Siamo partiti da zero ad insegnare l’igiene minima, lava i denti, cambia le mutande…E poi visite mediche, cura dei denti, scoprire che a lui mancano 3,5 gradi e non ha mai avuto occhiali, rimediare e sentirti chiedere “Ma voi avete visto sempre così?”, “Il pavimento è sempre stato di questo colore?”. Vedere che lei non è in grado di capire ciò che legge, ripartire da zero con numeri e lettere. Leggere insieme libri elementari e le tabelline ripetute alla nausea e i testi e le “e” con l’accento e le “a” con l’acca e i “tanto non c’è la farò mai” che continuamente ripeteva.

E lui che chiude la bidella nel bagno. E poi sale sul tetto della scuola. E poi ancora salta dal finestrino dello scuolabus, prova a strozzare il compagno con il filo della tenda e tanto altro… E le spiegazioni e le parole che si alternano alle punizioni fino a capire che l’effetto maggiore lo producono gli abbracci. Certi giorni pensi che è tutto inutile è un’impresa impossibile, altri va meglio e poi ancora problemi e regressioni. Il difficile rapporto con la famiglia di origine che comunque c’è ed incide sui delicati equilibri psichici dei ragazzi, sul loro senso di colpa, sui tuoi sentimenti. Difficile accettare il fatto che le botte di una madre ed i suoi maltrattamenti abbiamo provocato tali effetti devastanti sui ragazzi e vedere che per loro rimane la loro mamma e la loro casa. Casa in cui vogliono tornare pur essendo felici di stare con noi, pur ricevendo quello che mai potranno avere con lei. E ti scontri con le mancanze dei servizi, del tribunale che dovrebbero tutelare i ragazzi e supportarti, ma che sembrano solo voler chiudere una pratica mentre si parla della vita di due bambini e del loro futuro.

Poi, piano piano, la fiducia in sé stessi ed in noi cresce ogni giorno e le cose iniziano ad andare meglio…Non è più necessario guardare a vista lui e leggere insieme a lei. Le loro prime uscite da soli; gli appostamenti per controllarli di nascosto, “rientra tra mezz’ora” e poi un’ora e il pomeriggio intero… E l’ansia nell’attesa. Ed i primi amici, i primi racconti adolescenziali che hanno finalmente il sapore di normalità. Non sono più i ragazzi della casa-famiglia in affido con i loro problemi. Non hanno più etichette. E le soddisfazioni a scuola, i bei voti e ti svegli un giorno e puoi dire con certezza assoluta che lui non ha alcun problema psichico e lei nessun deficit cognitivo. Ti godi le confidenze sui primi timidi amori e scherzi con loro ricordando le folli, assurde giornate passate insieme. “Ti ricordi quando sono scappato?”, “Ti ricordi quando non riuscivo a fare …”.

E poi, dopo quasi due anni, secondo noi troppo presto, correndo il rischio di vanificare gli sforzi fatti dai ragazzi e da noi, l'immediato decreto di rientro. Il tempo di raccogliere rapidamente le cose di primaria necessità e sono fuori da casa. La mamma è arrivata a riprenderli e non torneranno. La cena era pronta per tutti e quattro...Li sentiamo meno di quello che avremmo voluto, la famiglia di origine ostacola gli incontri ma i ragazzi fortunatamente hanno retto, hanno fatto propri i nostri insegnamenti, tengono alla scuola e si impegnano. Si sarebbe potuto fare molto di più, se il sistema lo avesse consentito, è una certezza.

Ma tanto è stato fatto e due ragazzi, destinati a perdersi, oggi hanno una possibilità.
Quindi alla domanda “perché lo fai?” rispondiamo con una domanda: perché no?

Curiosità

Nascendo dalla mescolanza di rosso (amore) e blu (saggezza) è il colore che più di ogni altro incarna il percorso di rete che il servizio vuole offrire in equilibrio continuo tra il calore di una famiglia e l’intervento professionale.

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